La sentenza della Cassazione, n. 18702 del 13 Agosto 2010, sull'indeducibilità dal reddito d'impresa dei compensi corrisposti agli amministratori di società di capitali, non è un incidente di percorso ma, dagli ulteriori chiarimenti arrivati dal relatore dell'ordinanza, rappresenterebbe un filone interpretativo che si sta consolidando.
Inizialmente si pensava che, la sentenza della Cassazione si riferisse solamente all'art. 62 del Tuir, in vigore fino al periodo antecedente alla riforma Ires del 2004, che prevedeva l'indeducibilità del compenso predisposto all'amministratore delle società di capitali.
Successivamente, l'orientamento del dott. D'Alessandro, relatore del collegio che ha emanato la sentenza in commento, ha confermato che l'interpretazione resterà valida anche per i periodi successevi alla riforma Ires, la quale, al contrario della sentenza emessa dalla Cassazione e del precedente art. 62 del Tuir, prevede, con l'art. 95 del tuir, la deducibilità per cassa dei compensi spettanti agli amministratori anche per le società di capitali.
Pertanto, a parere dei giudici della Suprema Corte, il lavoro prestato dall'amministratore unico di società di capitali e dai membri del consiglio di amministrazione è equiparato a quello prestato dall'imprenditore, il cui compenso, secondo l'ex art. 62 del Tuir, non può essere dedotto dal reddito d'impresa, limitando così la deducibilità delle spese per prestazioni di lavoro solo a quelle sostenute per lavoro dipendente e per compensi spettanti agli amministratori di società di persone.
Inoltre, la tesi sostenuta e confermata dai giudici della cassazione sarebbe quella che porterebbe all'indeducibilità, sia dei compensi percepiti dagli amministratori di società di capitali che siano anche soci e sia all'indeducibilità dei compensi percepiti dagli amministratori di società di capitali anche se non sono soci.
La riforma del 2004 non sembra essere in grado di arginare questo orientamento interpretativo e quindi, anche se al momento l'amministrazione finanziaria non abbia mai sollevato il problema, potrebbe portare numerose complicazioni alle società di capitali che, senza nessuna eccezione, hanno sempre ritenuto deducibili questi compensi.