TFR e previdenza complementare – I LAVORATORI ESCLUSI DALLA RIFORMA

TFR e previdenza complementare – I LAVORATORI ESCLUSI DALLA RIFORMA

Continuiamo ad affrontare, le novità in tema di Trattamento di Fine Rapporto e di previdenza complementare. In particolare saranno esaminate la categorie di lavoratori che, per svariati motivi, risultano esclusi dalla riforma della previdenza complementare.

La riforma della previdenza complementare, ad oggi, non viene estesa al pubblico impiego, questo in quanto mancano i decreti attuativi. La difficoltà non è causata soltanto dalla mancanza dei decreti, quanto piuttosto dal fatto che nel settore statale e pubblico convivono forme diverse di liquidazione.

I collaboratori coordinati e continuativi, tenuto conto che non si applicano le disposizioni previste in materia di TFR di cui all?art.2120 del codice civile, sono esclusi dai prossimi adempimenti. Potranno in qualsiasi momento aderire ad un fondo di previdenza complementare che è stato costituito per accogliere questa categoria di lavoratori.

Altra categoria di lavoratori esclusi, risulta essere, quella dei lavoratori con contratto di lavoro subordinato di durata inferiore a tre mesi. Questo in quanto, l?esiguità del TFR maturato non sarebbe sufficiente a finanziare la previdenza complementare.

Per quanto riguarda i lavoratori domestici, il Trattamento di Fine Rapporto non andrà a finire in un fondo di previdenza a meno che il lavoratore non lo richieda espressamente. Quindi non si applica la regola del silenzio assenso.

Gli artigiani, i commercianti, i lavoratori autonomi e i liberi professionisti, sono ovviamente esclusi dall?accesso alla previdenza complementare tramite conferimento del TFR. Potranno, però, aderire a forme di previdenza complementare, con versamento a proprio carico, che assicurano una prestazione determinata al livello del reddito ovvero a quello del trattamento pensionistico obbligatorio.